cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

08 febbraio 2016

sotto-lineare



Il termine latino textura e il corrispondente anglosassone texture, richiamano alla memoria dell'architetto l'opera teorica di Gottfried Semper che vede nell'arte tessile, nella struttura di tappeti e stoffe demandate a suddividere originariamente gli spazi o a impreziosire le superfici delle pareti e dei pavimenti, il principio stesso della decorazione, la nascita cioè dei margini fisici che racchiudono l'interno quali elementi architettonici dotati di un carattere stilistico capace di corroborare ed esplicitare i sensi dell'architettura.
L'analogia con la struttura originaria di ciò che è tessuto, con l'intreccio di fili e nodi, nell'opera del maestro tedesco, evidenzia, in campo architettonico, il valore della trama dei materiali da costruzione e di rivestimento - e delle regole a cui essi sono soggetti - che, messi in opera secondo la loro natura, nel perseguire il fine di sostegno e di collegamento, disegnano indispensabili orditi di linee e spazi, di vuoti e pieni, che sono all'origine dei segni che compongono il linguaggio stesso dell'opera costruita.
Il richiamo ai principi semperiani non intende disgiungere la teoria dalla prassi progettuale quanto rafforzare l'attenzione verso uno dei fondamenti del mestiere dell'architetto, cioè che la scelta di un materiale, che la sua finitura, il colore, la grana e l'aspetto, si deve coniugare con le regole della posa in opera, con i formati e la disposizione, con la natura dei leganti, delle colle e delle malte, con l'ineliminabile disegno dato dai giunti e dalle fughe, che palesano e ordinano le caratteristiche delle componenti costruttive scelte.
Rispetto ai principi dell'ornamento significa affermare che è impossibile scindere il pattern geometrico strutturante l'impianto decorativo, cioè la matrice ordinatrice, dai colori, dagli inserti figurativi, dai criteri percettivi e dai rimandi narrativi. Anzi, che quando tale trama non è invisibile o subalterna, diventa essa stessa, il suo impianto compositivo e regolatore, la ragione dell'intero sistema decorativo, costruendo indicazioni evidenti che, a partire dalle regole della percezione visiva, inducono comportamenti e suggeriscono azioni, caratterizzando il senso dei luoghi, degli ambiti di cui sono composti.
Il progetto pertanto non è indipendente da un preciso supporto narrativo che è quello di una grafia necessaria, di una grammatica di segni e orditi, capace di rafforzare o, a volte, addirittura di contraddire, il senso stesso dell'opera suggerito dal ritmo delle strutture e degli spazi in esse contenuti e da esse definiti. La texture è quanto di più evidente nell'esperienza percettiva dello spazio, proprio perché superficiale e insita nella natura stessa dell'abito indossato dalla scatola architettonica, per cui diviene la sottolineatura indispensabile per trasmettere, a livello visivo, tattile e cognitivo, i contenuti proposti dal progetto.
Essa non è eliminabile, non è secondaria, e come tale va tenuta in conto nella complessa definizione della qualità superficiale dei margini dello spazio architettonico che, dalla sua presenza, dalle sue regole, dalle armonie geometriche e proporzionali, può ricevere ulteriori e più precisi strumenti capaci di disvelare i suoi veri contenuti.
Fino all'esperienza limite di alcuni maestri dell'architettura che sono giunti a disegnare, in maniera prioritaria, il vuoto tra i vari materiali, individuando preventivamente le regole della trama portante (trama nella duplice accezione di racconto e di texture), la partitura visibile su cui poggiare gli elementi materici, resi discreti ed isolati e comunque subalterni, della costruzione o del rivestimento. Tra questi va ricordato Sigurd Lewerentz che, in particolare in una delle sue ultime opere, la chiesa di St. Petri a Klippan in Svezia, ha imposto ai mattoni portanti e ai rivestimenti in laterizio e klinker, un'ordine prestabilito da una texture mai omogenea e ripetitiva, mai solo strutturale o tecnica, ma sempre espressiva e comunicativa. Una trama di vuoti, di linee, in cui la materia stessa dei giunti arriva ad avere pari dignità rispetto ai materiali che lega e pone in relazione. Un'opera in cui si percepisce la chiara volontà di usare linee e tessiture come un pentagramma non solo utile e strumentale ma significante esso stesso, capace di rallentare il passo, di guidare lo sguardo, di rasserenare o di confondere i passi di chi si avvicina e fruisce, nella sua completezza, dell'opera progettata.
Alle texture naturali, derivanti dai giunti e dalle fughe, vanno poi aggiunte quelle proprie dei materiali utilizzati - venature, segni delle lavorazioni, colorazioni della pasta, tracce dei getti o dei ritiri - o su di essi apposte - serigrafie, tagli, pittura, grafica - corroborate dalla natura dei materiali - trasparenti, riflettenti, opachi, traslucidi, ruvidi - che comporta, in sintesi, una lettura dello spazio fruibile attraverso layer sovrapposti, piani che si accavallano portatori di regole geometriche e di armonie, di segni e tracce, di proporzioni e dissonanze, tutti finalizzati ad una sovrascrittura esplicita, una sottolineatura irrinunciabile, chiarificatrice dei significati di cui l'opera intende farsi portatrice.