cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

07 novembre 2015

Costruire lo spazio. Nuovi materiali per nuovi interni da vivere.


Lo spazio in architettura, da un punto di vista meramente fisico, è un vuoto, non è un materiale né è fatto di un materiale tangibile. Dai materiali e dalle strutture però è definito, in quanto è proprio dall'involucro che lo contiene che esso prende forma e contenuto. Per costruire lo spazio destinato ad assolvere i bisogni dell'uomo - ragione e fine dell'architettura - per realizzare cioè qualcosa di fisicamente immateriale, bisogna scegliere la struttura materiale capace di definirlo e di racchiuderlo. Il contenuto - lo spazio - prende forma solo grazie al suo contenitore - la struttura - e da tale involucro, dalla sua materia, dal suo trattamento, deriva la sua stessa qualità, ne trae i sensi. I materiali della struttura infatti caratterizzano e rendono esplicito il significato ed il senso del luogo che, da tale struttura, è posto in essere.
La materia con cui è costruita la struttura, o di cui è rivestita, non definisce solo l'aspetto o la qualità di questa, e cioè di ciò che è tangibile, ma descrive e realizza i valori ed i sensi dello spazio, dei luoghi in cui l'uomo espleterà le sue funzioni, funzioni che da tali valori e sensi saranno determinate.
I materiali, quindi, rappresentano la calligrafia, il segno distintivo, con cui scrivere le parole del linguaggio architettonico che espliciteranno i contenuti del manufatto; sia nel caso di materiali propri della costruzione - il linguaggio della tettonica - che di quelli di rivestimento sovrapposti - il linguaggio della decorazione -.
Le materie, le texture derivanti dalla scelta delle componenti e dalla loro posa in opera, i trattamenti superficiali, la disposizione e il portato evocativo insito nei materiali tradizionali, contribuiscono a influenzare, anzi a determinate, il significato dello spazio capace di imporre i comportamenti, le azioni e le reazioni, dei fruitori.
Parlare di materiali, quindi, non significa solo riferirsi alla fisicità delle parti che strutturano il manufatto (il contenitore) ma anche alla definizione dello spazio (il contenuto) che da tali materiali riceve il carattere e l'atmosfera e dalle strutture la morfologia e la proporzione.
I nuovi materiali hanno sempre offerto alle architetture originali opportunità di conformazione e definizione dello spazio interiore ma, a volte, come nella contemporaneità, è anche accaduto che le aspettative di nuove modalità di vivere e di organizzare lo spazio abbiano influenzato la ricerca sui materiali, spingendo verso l'uso di soluzioni tecnologiche, di materie e di componenti, provenienti talvolta da altri settori della ricerca e dell'espressività.
Un tempo i materiali da costruzione o per rivestimento erano derivati direttamente dalle materie, i formati seguivano le ragioni della messa in opera, le prestazioni servivano per raggiungere gli obiettivi di un adeguato confort ambientale.
L'architettura oggi, invece, si offre idealmente nuda, un corpo perfettamente idoneo a soddisfare i bisogni che l'uomo esprime, e che si lascia vestire dal gusto del tempo, dalla moda, dalla sensibilità del singolo progettista. Più precisamente la ricerca scorre su due binari diversi (non alternativi): quella finalizzata a costruire tale corpo - la struttura, gli impianti - e quella destinata all'individuazione e definizione di ciò che ricoprirà tale organismo, abito o pelle che sia, che a volte potrà risultare coerente con ciò su cui è posto, altre volte si renderà autonomo fino a negare le proprietà stesse dell'impalcato soggiacente.
A guardare bene oggi i luoghi destinati alla vita - collettiva o privata -, sempre più ricchi, sempre più attraenti, è evidente che non esiste più un materiale che è o che mostra sé stesso: la pietra non è di pietra e il legno spesso è fatto di altro, per non parlare dei materiali innovativi, materiali sintetici, di ricerca, creati in laboratorio o derivati dal recupero di prodotti riciclati.
Secondo tali premesse possiamo rintracciare tre modelli teorici che legano i materiali allo spazio.

I materiali che determinano lo spazio
La Storia dell'Architettura mostra come sia esistita una diretta conseguenza tra l'evoluzione degli interni, l'organizzazione degli ambienti e l'innovazione tecnologica. Il caso del cemento armato è, da questo punto di vista, esemplare in quanto mezzo per giungere a spazi fluidi e continui in grado di sconvolgere la frammentata impostazione tradizionale degli ambienti domestici e pubblici.
Lo spazio interno, grazie alla struttura discreta e puntuale, ha potuto indagare originali relazioni tra le parti vissute dall'uomo, tra l'interno e l'esterno, rinnovando il senso stesso dei luoghi da abitare; non solo a livello morfologico, ma anche nei confronti della capacità espressiva di un materiale artificiale, pensato e disegnato dall'uomo, tuttavia in grado di reinterpretare storie e sensi antichi. Maestri come Le Corbusier, Perret e Garnier, con tale materiale, hanno definito il linguaggio con cui il Movimento Moderno ha potuto manifestare la sua carica innovativa.
Analogamente la struttura in acciaio, si pensi all'opera di Mies van der Rohe, ha permesso di promuovere l'idea di uno spazio continuo e privo di margini, indeterminato tra natura e artificio, tra aperto e chiuso, tra privato e collettivo. L'annullamento del confine – grazie anche all'uso di ampie vetrate – ha permesso di giungere ugualmente a valori dell'interno attraverso un esplicito riferimento ai sensi di protezione e di intimità pur coinvolgendo l'ambiente circostante, interessando, quindi, la sfera psicologica dell'uomo.
Allo stesso modo le materie plastiche e composite, a partire dagli anni '60, negli interni domestici e nel disegno degli oggetti di arredo, hanno materializzato forme e ambiti proiettati verso un futuro sempre immaginato, come quelli concepiti da Joe Colombo in Italia, o dagli Archigram in Gran Bretagna; spazi quasi primari, del tutto avvolgenti e disegnati direttamente sulla fisicità dell'uomo e sui suoi movimenti.

Lo spazio scopre i materiali
Nella contemporaneità la presenza di molteplici soluzioni tecniche e di dettaglio offerte dal mercato non ha determinato direttamente una modificazione diretta o una evoluzione dello spazio abitato. E' accaduto piuttosto il contrario, e cioè che le necessità dell'uomo, le sue aspettative ed esigenze, il suo desiderio di rappresentarsi o di comunicare il proprio pensiero, abbia costretto a sperimentare soluzioni e finiture capaci di adeguarsi ai suoi bisogni in continuo cambiamento.
In particolare l'influenza nella vita di ogni giorno della sfera immateriale con cui l'uomo interagisce, di mondi virtuali e intangibili che invece rispondono ad esigenze funzionali precise, ha portato a pretendere dallo spazio fisico, prestazioni veloci, essenziali e precise, quali la flessibilità e la fluidità, la possibilità di personalizzare e di cambiare, la temporaneità e la plurifunzionalità.
Per questo l'architettura ed il design hanno guardato a materiali e soluzioni tecniche provenienti da settori fortemente specializzati – illuminotecnica, domotica, elettronica – ovvero da altri campi dell'industria e della ricerca – programmazione, web design, informatica – fino a settori non direttamente coinvolti nella progettazione architettonica quali la moda, l'arte, la pubblicità, il cinema, la comunicazione.
La “spettacolarizzazione” dello spazio e la possibilità di interagire direttamente con esso, di influenzarlo e di variarlo, ha dato vita a ricerche su nuovi materiali e soprattutto sulla possibilità di intervenire su di essi sia in fase di progettazione come di fruizione.
Oggi in definitiva sono i materiali ad inseguire il senso dello spazio, si può arrivare paradossalmente a dire che è lo spazio che inventa i materiali necessari a rispondere alle richieste della società. Questo, se altera la logica tradizionale del mestiere del progettista, ottiene comunque un risultato, che è quello di riportare in primo piano la figura dell'uomo, e di pensare ad una architettura capace di dare vita ai suoi sogni.

Lo spazio senza materiali
Un paradosso, proprio della ricerca teorica in architettura, a partire dall'invadenza del virtuale nel reale, è quello di chiedersi se l'architettura può fare a meno dei materiali e, più precisamente, se è possibile porre in essere i principi stessi dello spazio concluso in assenza di materia, utilizzando strumenti capaci non di delimitare, non di perimetrare, ma solo di suggerire i sensi dell'abitare.
Se è evidente che nella pratica ciò non è direttamente perseguibile, in linea teorica, invece, la ricerca - ma anche la prassi - ha ormai assodato che sono ottenibili concretamente sensi dello spazio al di là del contributo dei materiali: ad esempio, un ambito semplicemente delimitato da un'ombra proiettata può assumere valori analoghi a quelli di un luogo chiuso e circoscritto chiarendo con chiarezza il suo spazio di pertinenza, per quanto labile; che i rumori, i suoni, gli odori e i valori cromatici, possono contribuire a indirizzare e orientare, a imprimere un ritmo al movimento del fruitore, a rendere accogliente o respingente un ambiente, a soddisfare pienamente i bisogni richiesti. Inoltre gli elementi instabili e cangianti possono produrre sensi che si rinnovano nel tempo, che a loro volta sono in grado di esprimere il vero significato dell'opera costruita, come le essenze arboree, piante e fiori che, con il loro seguire le stagioni e il clima, possono costruire un luogo privo di un unico valore e capace invece di comunicare sensi sempre nuovi, richiedendo la partecipazione e l'attenzione dei visitatori nei diversi periodi dell'anno.
Se quindi non è possibile costruire fisicamente lo spazio senza materiali, per quanto effimero e instabile, è altrettanto evidente che a contribuire alla definizione del contenuto dell'architettura non sono solo le sostanze tangibili, ma anche tutto ciò che, direttamente o indirettamente, è necessario a realizzare un'esperienza sensoriale ed emotiva completa e significante.
I protagonisti dell'architettura oggi non sono quindi solo i materiali da costruzione - sempre più sofisticati e avanzati - ma sono anche quelli, non canonicamente propri della struttura, in grado di assecondare le richieste della società odierna e le aspettative pressanti di nuovi luoghi in cui riconoscersi. Sistemi estranei alla costruzione ma capaci di modificare il senso dello spazio: connettività e interattività digitale, cromatismi e trasparenze, luce artificiale (in grado di imitare la naturale) e filtri di quella naturale (capaci di renderla artificiale), natura come rivestimento e come struttura, sistemi sonori o di insonorizzazione, presenza di essenze olfattive.

Tutto ciò sta trasformando il mestiere dell'architetto o del progettista di interni impegnato nel tentativo di immaginare idonei scenari di vita futura.
L'architettura, i suoi spazi interni, la città stessa e il paesaggio costruito, storicamente sempre hanno cercato l'abito attraverso cui raccontarsi. Sia esso stile, decorazione o linguaggio, costruire ha sempre comportato la scelta di un aspetto formale capace di comunicare con l'uomo, in grado di tradurre in un sistema di segni chiari e comprensibili la descrizione dei contenuti impliciti nello spazio, nella forma, nelle misure e nelle armonie proprie della sua struttura.

E' necessario quindi seguire le prospettive sociali, variabili e in evoluzione, conformare l'informale, congelare l'attimo in trasformazione, consapevoli tuttavia del rischio di una mancanza di controllo rigoroso del progetto che può condurre fino al limite di una scissione tra ciò che è e ciò che appare, tra il contenuto di quello che la società richiede come indispensabile per il soddisfacimento dei suoi bisogni e la forma, effimera e fine a sé stessa, con cui essa si palesa.