cos'è architettura & co.

architettura & co. è stato pensato da paolo giardiello per mettere a disposizione di tutti, in particolare dei suoi studenti, i propri scritti, ricerche e riflessioni sull'architettura. il blog contiene testi pubblicati, versioni integrali di saggi poi ridotti per motivi editoriali, scritti inediti o anche solo riflessioni e spunti di ricerche. per questo non ha un ordine determinato, non segue un filo logico, ma rappresenta solo la sequenza temporale di occasioni in cui parlare di architettura, prima di farla "parlare", come invece dovrebbe, normalmente, essere.

12 luglio 2010

Riflessioni in libertà sulle case dei napoletani

In questi ultimi tempi, avevo interpretato come un segnale positivo l'uscita di alcuni libri orientati a valorizzare l'architettura italiana (e anche campana) attraverso il lavoro di studi e progettisti, magari non famosi, che però riescono a costruire eventi di qualità, anche con poco, nel nostro disastrato territorio. Mi ha anche colpito il conseguente dibattito – sincero, schietto e senza ipocrisie - sugli scenari futuri intavolato non solo nelle presentazioni pubbliche di tali volumi ma anche in seminari internazionali e nazionali ospitati in città.
Ma devo ammettere di essermi illuso in quanto, solo chi vuole a tutti i costi credere in qualche scenario più roseo, può lasciarsi irretire da occasioni che, invece, alla fine sono destinate sempre e solo agli addetti ai lavori e che continuano a non interessare, né a coinvolgere, affatto la società nel suo complesso. E di questo distacco è bene che la nostra categoria cominci ad assumersene le responsabilità.
Perché ormai è chiaro che dell'architettura, quando non si tratta di quella – tollerabile in quanto rara e pirotecnica – dello star system, non interessa niente a nessuno.
Ne è un esempio lampante la scelta oculata delle case dei napoletani presentate, attraverso titoli roboanti, profusione di pagine e foto a colori, ogni settimana sulle pagine locali di un quotidiano, in una tipica rubrica estiva a metà strada tra il pettegolezzo, il costume, e la perversa curiosità dei lettori di spiare nella vita privata di nomi noti o pseudo tali.
Bene, lì dove durante tutto l'anno la cultura architettonica latita sui quotidiani o sui giornali non specializzati (ad eccezione di folkloristici esempi di vita in campagna o fuori dal mondo), lì dove gli unici riferimenti alla nuova architettura costruita in Italia sono solo quelli legati alle tangenti, agli scandali, allo scambio di favori o agli abusi edilizi, ecco che, per aprire uno squarcio nell'oblio in cui stagna la cultura dell'abitare in questa città, vengono finalmente mostrate case e appartamenti di “illustri” personaggi che non hanno niente a che fare con l'architettura, l'architettura degli interni, l'arredamento o il design, ma che rappresentano solo il loro gusto privato, i loro tic e le loro abitudini – fino a come si fanno la doccia - insomma, per essere più chiari, che materializzano la messa in scena (pubblica) del proprio ego (privato) o, peggio, l'ostentazione del proprio status sociale, né più né meno della Ferrari blu – in tinta col blazer di rigore - da mostrare fuori al bar.
Già sento sollevarsi cori di critiche: Architetti finitela! Basta con le case progettate dagli architetti! Basta con spazi invivibili che soddisfano solo l'avidità e il narcisismo del progettista! Le case sono fatte dalla gente con il loro gusto che non deve essere imposto da altri!
Si certo, chi opera nel campo dell'architettura, ed in particolare nel settore dell'architettura degli interni, e cioè della costruzione dello spazio domestico, sa perfettamente quanto troppo spesso un certo tipo di progettisti sovrappongano – o impongano – le loro concezioni spaziali e di vita a quelle del cliente, di colui che cioè sarà poi l'utilizzatore di tali spazi. Per fortuna però non esistono solo architetti di questo tipo, e la nostra città in particolare, dove è difficile costruire un metro cubo ex novo, è ricca di progettisti sensibili e misurati che hanno dedicato le loro capacità a risolvere e a dare forma alle richieste e ai bisogni dei propri committenti costruendo, non monumenti a sé stessi, ma “case”, luoghi veri dove svolgere la vita.
Se questo lo sanno i critici, gli storici, i cultori, gli amanti o anche solo gli appassionati di architettura, come mai non lo sanno i giornalisti che veicolano sulle pagine dei quotidiani un tipo di casa che, aggirando quella del progettista, diventa invece la celebrazione, il pavoneggiamento banale e incolto dei diretti proprietari che, in alcuni casi, si vantano addirittura di potere fare a meno degli architetti ripetendo, come scimmie ammaestrate, la solita litania che una casa deve essere fatta direttamente da colui che la abiterà...?
Non c'è dubbio che tali persone sono fiere della propria casa costruita per stupire e per mostrarsi agli altri, godono ogni volta che toccano un telecomando compiacendosi di quanto costa e di essere tra i pochi al mondo ad averlo, ma quello che fa cadere le braccia è che anche la stampa si concede a questo gioco e, senza più neanche indignarsi, lascia credere che quello può essere un modello di casa ideale, un modello da perseguire al pari della carriera della velina che oggi paga di più di una buona laurea.
Se infatti i professori o i professionisti che provano a dare forma alle esigenze di tali clienti vengono considerati solo “tecnici accessori” è solo perché, pur vivendo in un monocamera arredato in stile ikea – visto che non si possono permettere di più – chi vuole una casa da rivista patinata non cerca il confort, la proporzione o il corretto rapporto tra gli spazi, ma solo la sequenza isterica di gridolini di ammirazione che riusciranno a suscitare nei loro esultanti ospiti quando, battendo le mani, accenderanno tutte le luci del soggiorno o il mega schermo televisivo presente, come un idolo, in ogni camera, compreso il bagno.
Nella nostra città ci sono esempi di architettura degli interni realizzati dai più importanti professionisti di Napoli, dalla generazione dei grandi maestri fino agli studi dei più giovani la cui opera è riconosciuta e pubblicata in riviste o libri a tiratura internazionale. Case in cui la gente vive, e che la critica ammira, indicandole come esempio per le generazioni future. Case che vengono studiate e che hanno indicato più di una volta linguaggi o soluzioni adottate poi su grande scala. Bene tutto questo non viene pubblicato, su tutto questo c'è silenzio, e viene invece dato spazio all'eco assordante dei passi perduti in case arredate come vetrine, fredde e asettiche come uno showroom di periferia, ricolme di oggetti inutili ma costosi e, non so se avete notato, prive del tutto di una mensola o uno scaffale con dei libri.
Si, perchè in queste case, così come vengono cacciati gli architetti, viene messa alla porta anche la cultura, a partire dai libri che non servono più neanche per fare un po' di scena, perchè la cultura è quella che fa ancora paura a questo mondo, che si pesa a mq e a pollici di schermo, e che per metterla a tacere, alzano il volume assordante dei loro impianti stereofonici sprofondando nella pelle bianca – o azzurra – dei propri divani.
A questi signori, e a coloro che divulgano i lori vezzi e vizi, va forse ricordato che il lusso ostentato da principi e regnanti, finanche in età barocca, serviva solo a nascondere le loro più intime miserie, come il Re Sole che, gli ampi sbuffi e i lunghi merletti delle sue camice ricamate, come è noto, li usava per soffiarsi il naso!

PG

07 luglio 2010

Il teatro in città

E' nato il blog del Seminario di Progettazione Internazionale di Sistemi Allestitivi per la comunicazione degli eventi e delle manifestazioni del Napoli Teatro Festival Italia 2010 "il teatro in città".
Chi è interessato lo può trovare al seguente indirizzo:
http://teatrocitta.blogspot.com/
PG